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rovesciò la casserola in mezzo al gabinetto, e ridusse i pesci in carbone. Poi si ritirò fieramente, e rientrato nell’apertura del muro, questo si rinchiuse ed apparve nel medesimo stato di prima. — Dopo ciò che ho veduto,» disse il sultano al gran visir, «non mi sarà possibile d’avere l’animo tranquillo. Quei pesci significano di certo qualche cosa di straordinario, di cui voglio venir in chiaro.» Mandò a cercare il pescatore, e fattolo venire al suo cospetto: — Pescatore,» gli disse, «i pesci che ci hai recati mi danno molta inquietudine. In qual sito li hai tu presi? — Sire,» quegli rispose, «li ho pescati in uno stagno che giace in mezzo a quattro colline, al di là del monte che di qui si vede. — Conoscete codesto stagno?» chiese il sultano al visir. — No, sire,» rispose il visir, «non ne ho mai udito parlare; eppur sono sessant’anni che vo a caccia nei dintorni ed oltre quel monte.» Chiese allora il sultano al pescatore a qual distanza fosse lo stagno dal suo palazzo; ed avendogli costui risposto non esserne lontano più di tre ore di cammino, dietro tale asserzione, e giacchè restava ancora giorno bastante per giungervi prima di notte, il sultano comandò a tutta la corte di montare a cavallo, prendendo a guida il pescatore.

«Salirono tutti la montagna, e scendendone, videro con molta sorpresa una vasta pianura, che nessuno sin allora aveva notata; infine giunsero allo stagno, che trovarono situato infatti fra quattro colline, come aveva riferito il pescatore; e l’acqua essendone limpidissima, osservarono che tutti i pesci erano simili a quelli dal vecchio recati al palazzo. Fermossi il sultano sulla sponda dello stagno, e mirati alcun tempo con ammirazione i pesci, domandò agli emiri ed a tutti i cortigiani se fosse possibile che non avessero mai veduto quello stagno sì poco distante dalla città. Risposero che non ne avevano mai udito parlare.

     Mille ed una Notti. I.                                             6