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prossima notte, tant’era invogliato di udire lo scioglimento della storia del re greco, e la continuazione di quella del pescatore e del genio.


NOTTE XVII


Per quanto curiosa fosse Dinarzade di udire il resto della storia del re greco, non si destò essa questa notte sì di buon’ora come il solito; anzi era quasi giorno quando disse alla sultana: — Mia buona sorella, ti prego di continuare la maravigliosa storia del re greco; ma di grazia, sollecitati, perchè il giorno è già vicino.»

Scheherazade riprese tosto il suo racconto al passo in cui l’aveva lasciato il giorno precedente. — Sire,» disse, «il pescatore continuò così: «Quando il medico Duban, o a meglio dire la sua testa, vide che il veleno faceva il suo effetto, e che il re aveva sol pochi momenti di vita: — Tiranno,» gridò, « ecco in qual modo sono trattati i principi che, abusando della loro autorità, fanno perire gl’innocenti. Iddio tosto o tardi ne punisce l’ingiustizia e la crudeltà.» Ebbe finite appena la testa queste parole, che il re cadde morto, ed essa pure smarrì il poco di vita che ancor le rimaneva.

«Sire,» proseguì Scheherazade, «tale fu la fine del re greco e del medico Duban. Ora è d’uopo far ritorno alla storia del pescatore e del genio; ma non val la pena di cominciarla, essendo già giorno.» Il sultano, di cui tutte le ore erano regolate, non potendo ascoltarla più oltre, si alzò; e siccome voleva udire assolutamente la continuazione della storia del genio e del pescatore, avvertì la sultana di prepararsi a narrargliela la notte susseguente.