Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/82


66

sta forse l’accusa di voler attentare alla vostra vita, per autorizzarvi a privarlo della sua? Quando si tratta di garantire i giorni d’un re, un semplice sospetto deve sembrar certezza, e val meglio sagrificare l’innocente che salvare il reo. Ma, o sire, non si tratta qui d’una cosa incerta; il medico Duban vuole assassinarvi. Non l’invidia m’aizza contro di lui, bensì l’interesse solo che prendo alla conservazione di vostra maestà; è il mio zelo che m’induce a darvi un avviso di sì alta importanza. Se è falso, merito di essere punito nel modo stesso onde una volta fu castigato un visir. — Che cosa aveva fatto costui,» chiese il re greco, «per esser meritevole di castigo? — Eccomi,» rispose il visir, « ad esaudire vostra maestà; abbiate, se v’aggrada, la bontà di ascoltarmi.


STORIA

D E L   V I S I R   P U N I T O.


«Era nei tempi passati un re,» cominciò egli, «il quale avendo un figlio appassionatissimo della caccia, permettevagli di prendersi spesso tal divertimento; ma aveva pur ordinato al suo granvisir di accompagnarlo sempre, e non perderlo mai di vista. Un giorno di caccia, avendo i bracchieri scovato un cervo, il principe, credendosi seguito dal visir, si mise dietro alla bestia, e corse tanto, l’ardore lo trasportò sì lontano, che finì col trovarsi solo. Fermatosi, e notando d’aver perduto la strada, volle tornare indietro onde raggiungere il visir, il quale non era stato sollecito abbastanza da seguirlo dappresso, ma si smarrì. Mentre correva da tutte le bande senza tenersi ad alcuna via sicura, incontrò sull’orlo d’una strada una signora di belle forme che dirottamente piangeva. Fermato il cavallo, chiese alla donna chi fosse, che