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ta in alto mare, Behram ordinò di cavar dalla cassa Assad, e lo fece incatenare per assicurarsi di lui, nel timore che, siccome non ignorava che andavano a sagrificarlo, non si precipitasse per disperazione nell’onde.

«Dopo alcuni giorni di navigazione, il vento favorevole che aveva sempre accompagnato la nave, divenne contrario, e crebbe in maniera, che, suscitatasi una furiosissima burrasca, il vascello non solo deviò dalla sua rotta, ma nè Behram, nè il pilota più non sapevano dove fossero, e temevano di rompere ad ogni momento contro qualche scoglio. Nel colmo della tempesta però scoprirono terra, e Behram la riconobbe pel sito dove esisteva il porto e la capitale della regina Margiana, e ne fu dolentissimo.

«In fatti la regina Margiana, musulmana di religione, era mortal nemica degli adoratori del Fuoco: non solo non ne tollerava neppur uno nei suoi stati, ma non permetteva nemmanco che alcun loro vascello vi approdasse.

«Non era ormai più in potere di Behram d’evitare il porto della capitale di quella regina, a meno di non andar ad incagliare e perdersi contro la costa, tutta irta di spaventosi scogli. In sì crudel frangente, tenne consiglio col pilota e coi marinai. — Figliuoli,» diss’egli, «voi vedete la necessità alla quale siamo ridotti. Una delle due: o bisogna lasciarsi inghiottire dalle onde, o salvarci sulle terre della regina Margiana; ma vi è noto il suo odio implacabile contro la nostra religione e contro quelli che la professano. Non mancherà essa d’impossessarsi della nostra nave, e privarne tutti di vita senza misericordia. Un rimedio solo io scorgo, il quale possa presentare qualche probabilità di riuscita: sarebbe mio parere sciogliere dalle catene quel musulmano che abbiamo qui, e vestirlo da schiavo. Quando la regina Margiana mi avrà fatto