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«Poichè Amgiad ebbe ringraziato il re della città e del paese de’ Magi, e preso possesso della sua carica di gran visir, adoperò tutti i mezzi immaginabili per rinvenire il principe suo fratello. Fece promettere dai pubblici banditori, in tutti i quartieri della città, una grossa ricompensa a quelli che glielo conducessero, oppure che gliene dessero qualche notizia; mandò molta gente alla scoperta, ma per quante diligenza facessero, non riuscì ad averne contezza alcuna.
«Assad frattanto stava sempre incatenato nel carcere, ov’era stato chiuso per l’astuzia dello scaltro vecchio; e Bostana e Cavama, figlie dello stesso, lo maltrattavano colla medesima crudeltà ed inumanità. Avvicinavasi intanto la festa solenne degli adoratori del Fuoco. Si equipaggiò la nave ch’era solita fare il viaggio della montagna del Fuoco, e fu caricata di merci per cura d’un capitano di nome Behram, zelante settario della religione de’ Magi. Quando si trovò in istato di porsi alla vela, Behram vi fece imbarcare Assad in una cassa mezza piena di mercanzie, con aperture bastanti fra le assi per lasciargli la necessaria respirazione, facendola deporre in fondo alla sentina.
«Prima che il vascello mettesse alla vela, il gran visir Amgiad, fratello di Assad, il quale era stato avvertito che gl’idolatri solevano sagrificare tutti gli anni un musulmano sulla montagna del Fuoco, e che Assad, il quale era forse caduto nelle loro mani, poteva esser benissimo destinato a quella sanguinosa cerimonia, volle farne la visita; lande, andatovi in persona, fece montare tutti i marinai ed i passaggieri sulla coperta, mentre la sua gente faceva una minuta perquisizione in tutto il bastimento; ma non si trovò il principe, che troppo bene era nascosto.
«Fatta la visita, la nave uscì dal porto; e giun-