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la guardia mi avrà sorpreso. In tal caso, voglio farvi prima in iscritto una donazione della casa e di tutti i mobili: non avrete che a dimorarvi. —

«Scritta ch’ebbe Bahader e consegnata al principe la donazione, mise in un sacco il cadavere della donna insieme alla testa; se lo caricò sulle spalle, e camminò di contrada in contrada, prendendo la via del mare. Non n’era molto lontano, quando incontrò il giudice di polizia che faceva la ronda in persona. La gente del giudice lo arrestarono, ed aperto il sacco, trovaronvi il cadavere. Il giudice, il quale, ad onta del suo travestimento, riconobbe il grande scudiere, lo condusse a casa sua; e siccome non ardì, per riguardo alla di lui dignità, farlo morire senza dirne parola al re, glielo presentò la mattina seguente. Non fu appena il monarca informato, dal rapporto del giudice, della scellerata azione da questi commessa, come da tutti gl’indizi credeva, che lo caricò d’ingiurie. — Così dunque,» gridò egli, «uccidi i miei sudditi per ispogliarli, e ne getti i cadaveri in mare per nascondere la tua tirannide? Ne vengano liberati, e sia appiccato. —

«Benchè Bahader fosse innocente, udì egli la sentenza di morte con tutta rassegnazione, e non disse una sola parola per giustificarsi. Il giudice lo condusse seco, e mentre preparavasi il patibolo; mandò a bandire per tutta la citta la giustizia che stavasi per fare, a mezzodì, d’un assassinio commesso dal grande scudiero.

«Il principe Amgiad, il quale aveva aspettato indarno il grande scudiere, fu estremamente costernato, quando dalla casa, in cui trovavasi, udì il bando. — Se qualcuno deve perire per la morte d’una donna sì malvagia,» disse fra sè, «non è già il grande scudiero, ma quello son io; non soffrirò che l’innocente venga punito pel reo.» Senza deliberar altro,