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«— Signore,» rispose Amgiad, «io devo sembrarvi assai reo; ma se volete aver la pazienza di ascoltarmi, spero mi troverete innocentissimo.» E qui proseguendo il discorso, gli narrò in poche parole la cosa qual era senza nulla nascondere; e per ben persuaderlo di non esser capace di commettere un’azione indegna come quella d’invadere una casa, non gli celò nè l’alta sua nascita, nè la ragione per cui trovavasi nella città de’ Magi.
«Bahader, il quale amava per natura gli stranieri, fu lieto d’aver trovata l’occasione di far servigio ad uso della qualità e del grado d’Amgiad; in fatti, dall’aria di lui, dalle maniere, dal suo favellare in termini scelti e forbiti, non dubitò menomamente della di lui sincerità. — Principe,» gli disse, «provo estremo piacere d’aver trovato modo di rendervi servigio in un incontro sì piacevole come quello che mi raccontaste. Ben lungi dal turbare la festa, mi farò un grandissimo diletto di contribuire al vostro divertimento. Prima di comunicarvi quello che ne penso in proposito, voglio palesarvi ch’io sono il grande scudiere del re, e mi chiamo Bahader. Ho un palazzo nel quale abito solitamente, e questa casa è il luogo dove talvolta vengo per istarmene in maggior libertà co’ miei unici. Avete dato ad intendere alla vostra bella di avere uno schiavo, benchè non ne possedeste. Bramo esser io questo schiavo; ed affinchè non vi rechi pena, e non vogliate esimervene, vi ripeto che desidero esserlo assolutamente, e ne saprete in breve la ragione. Tornate dunque al vostro posto, e continuate a divertirvi; e quando, fra qualche tempo, tornerò e mi presenterò a voi davanti in abito da schiavo, sgridatemi ben bene; non temete neppur di battermi; io vi servirà per tutto il tempo che resterete a tavola, fino a notte. Dormirete in casa mia voi e la dama, e domattina la congederete con onore.