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a temere?» ripigliò quella; «non è vostra la casa? Una serratura di legno rotta non è gran che: è facile rimetterne un’altra.» Ruppe quindi la serratura, e quando fu aperta la porta, entrò e corse avanti.

«Amgiad si tenne perduto quando vide sforzata la porta della casa. Esitante se dovesse entrare o fuggire per liberarsi dal pericolo che credeva inevitabile, già stava per abbracciare quest’ultimo partito, allorchè la donna, volgendosi, e vedendo che non entrava: — Che cosa avete, e perchè non entrate in casa?» gli disse. — E perchè, signora,» rispose il giovane, «guardava se non tornasse il mio schiavo, e temo non vi sia nulla di pronto. — Venite, venite,» ripigliò essa; «aspettandolo, staremo meglio qui che fuori. —

«Amgiad entrò suo malgrado in un cortile spazioso e lastricato a maraviglia. Dal cortile ascendevasi per alcuni gradini ad un’ampio vestibolo, ov’egli e la dama videro una gran sala aperta, addobbata con magnificenza, ed in essa una tavola di cibi squisiti, con un’altra vicina, coperta di parecchie sorta di bellissimi frutti, ed una credenza piena di bottiglie di vino.

«Quando il principe vide quegli apparecchi, più non dubitò della sua perdita. — E finita per te, povero Amgiad,» disse tra sè; «non sopravvivrai a lungo al tuo caro fratello Assad.» La donna, invece, stupita a quel grato spettacolo: — E che! signore,» sclamava, «temevate che non ci fosse nulla di pronto! eppure vedete che il vostro schiavo ha fatto più che non si credeva. Ma, se non m’inganno, questi preparativi sono per un’altra dama, e non per me? Non importa; venga pure anch’essa, e vi prometto di non esserne gelosa. La grazia che vi domando, è di voler permettere ch’io la serva, e voi pure. —

«Non potè Amgiad trattenersi dal ridere della lepidezza della donna, per quanto egli fosse afflitto.

Mille ed una Notti. II. 24