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duto nelle mani di qualche Mago; potete esser certo di non rivederlo mai più. È perduto senza rimedio, e vi consiglio di darvene pace, e pensare a preservar voi medesimo da simile disgrazia. Perciò, se volete credermi, rimanete con me, ed io v’istruirò di tutte le malizie di questi Magi, affinchè possiate guardarvene quando vorrete uscire.» Afflittissimo Amgiad di aver perduto così suo fratello Assad, accettò l’offerta, e ringraziò mille volte il sarto della bontà che aveva per lui.
«Il principe Amgiad non uscì per un intiero mese a girare per la città, se non in compagnia del sartore; ma finalmente un dì si arrischiò di andar solo al bagno. Di ritorno, mentre passava per una strada ove non c’era alcuno, scorse una donna venirgli incontro. Costei, vedendo un giovane leggiadro ed uscito allora dal bagno, alzò il velo, e gli chiese ove andasse con aria ridente, e volgendogli dolci occhiate. Amgiad non seppe resistere alle di lei attrattive. — Signora,» rispose, «vado a casa mia od a casa vostra, come vi parrà meglio. —
«— Signore,» rispose quella con un vezzoso sorriso, «le dame della mia sorta non conducono gli uomini a casa propria, ma vanno in casa loro. —
«Amgiad si trovò imbarazzatissimo di quella risposta, cui non si attendeva. Non osava prendersi l’ardire di condurla dal suo ospite, il quale se ne sarebbe scandalizzato, arrischiando così di perderne la protezione, di cui sentiva tanto bisogno in una città ove non bastavano mai le precauzioni. La poca abitudine che ne aveva, faceva pure che non conoscesse alcun luogo, nel quale condurla, e d’altra parte non poteva risolversi a lasciarsi sfuggire sì bella fortuna. In tal incertezza determinò di abbandonarsi al caso; e senza rispondere alla dama, andò innanzi, e questa lo seguì.