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nito: — Conducilo dabbasso,» gli comandò il vecchio, «e non dimenticarti di dire alle mie figliuole, Bostana e Cavama, di bastonarlo ben bene ogni giorno, e dargli un pane alla mattina ed uno alla sera per nutrimento; è quanto basta per farlo vivere fino alla partenza del vascello pel mare Azzurro e per la montagna del Fuoco; ne faremo un sagrificio gratissimo alla nostra divinità…»

Scheherazade, vedendo l’alba, cessò di parlare; ma la notte appresso proseguì il racconto in questi sensi:


NOTTE CCXXXI


— Sire, quando il vecchio ebbe dato l’ordine crudele, di cui v’ho parlato, Gazban s’impossessò, maltrattandolo, di Assad, lo fe’ discendere sotto alla sala, e fattolo passare per più porte fino ad un carcere, nel quale scendevasi per venti gradini, lo attaccò, pei piedi ad una catena delle più grosse e pesanti; poi andò ad avvertire le figlie del vecchio: ma questi già parlava loro in persona. — Figliuole,» diceva, «scendete laggiù, e bastonate, nel modo che sapete, il musulmano, di cui ho fatto testè la cattura, nè risparmiatelo: non sapreste manifestar meglio d’essere buone adoratrici del Fuoco. —

«Bostana e Cavama, allevate nell’odio contro tutti i musulmani, ricevettero quell’ordine con gioia. Discesero all’istante medesimo nel carcere, e spogliato Assad, lo bastonarono spietatamente a sangue, finchè il tapino cadde esanime. Dopo un supplizio così barbaro, posero un pane ed una scodella d’acqua vicino a lui, e se ne andarono.

«Tornato il giovane dopo molto tempo in sè, cominciò a versar rivi di lagrime, deplorando la propria mise-