Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/774


360

misfatto nel sangue vostro, come ben meritereste, donne scellerate: no, non siete degne della mia collera. Ma il cielo mi confonda se mai più vi riveggo! —

«Religiosissimo il re Camaralzaman ad osservare il suo giuramento, fece nello stesso giorno condurre le due regine in un appartamento separato, ove rimasero sotto buona custodia, nè se ne avvicinò mai più per tutto il resto della vita.

«Mentre Camaralzaman affliggevasi così della perdita de’ suoi figliuoli, di cui era egli medesimo autore per un impeto troppo sconsiderato, i due principi erravano pei deserti, evitando i luoghi abitati e l’incontro d’ogni sorta di persone, non vivendo che d’erbe e di frutta selvagge, e bevendo la cattiva acqua piovana che trovavano nelle fessure delle rocce. Durante la notte, per guarentirsi dalle fiere, dormivano e vegliavano a vicenda.

«In capo ad un mese, giunsero al piede d’una spaventosa montagna, tutta di pietra nera ed inaccessibile a quanto loro parve. Scoprirono tuttavia un sentiero battuto; ma lo trovarono sì stretto e difficile, che non ardirono arrischiarvisi. Nella speranza pertanto di trovarne uno meno aspro, continuarono a costeggiare la montagna, camminando per ben cinque giorni; gettarono però inutilmente la fatica, e si videro costretti a tornare alla strada, cui avevano negletta, e trovandola sì poco praticabile, deliberarono a lungo prima di cominciare l’erta salita; ma finalmente, fatto coraggio, vi s’avviarono.

«Più i due principi avanzavano; più sembrava loro che la montagna fosse alta e scoscesa, e sentironsi più volte tentati d’abbandonare l’impresa. Quando uno era stanco, e l’altro se ne avvedeva, fermavasi questo, ed insieme prendevano fiato. Talvolta sentivansi entrambi sì spossati, che le forze mancavano loro affatto; allora non pensarono più alla salita, ma a morire