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«— Il servigio che vi abbiam reso,» risposero i principi, «non deve impedirvi dall’eseguire l’ordine vostro. Ripigliamo prima il vostro cavallo, e torniamo poi al luogo ove ci avete lasciati.» Non istentarono molto a riprendere il cavallo, che, passata la foga, erasi fermato. Ma di ritorno alla sorgente, per quante preghiere ed istanze facessero, non poterono mai persuadere all’emiro di farli morire. — La sola cosa che mi prendo la libertà di domandarvi,» disse questi, «e che vi supplica di non negarmi, è che vogliate accomodarvi di quanto posso dividere fra voi due del mio abito, di darmi ciascheduno il vostro, e fuggire sì lontano, che il re vostro padre non intenda mai più parlare di voi. —

«Furono i principi costretti d’arrendersi al suo desiderio, ed allorchè entrambi gli ebbero consegnato il proprio abito, e si furono coperti di quanto egli diede loro del suo, Giondar, consegnato ad essi tutto il danaro e le cose preziose che portava indosso, prese commiato.

«Quando l’emiro si fu diviso dai principi, passò pel bosco, dove tinse gli abiti nel sangue del leone, e proseguì il suo cammino fino alla capitale dell’isola d’Ebano. Al suo arrivo, il re Camaralzaman gli chiese se fosse stato fedele ad eseguire l’ordine impostogli. — Sire,» rispose Giondar, presentandogli gli abiti dei due fratelli; «eccone le prove!

«— Ditemi,» ripigliò il re, «in qual modo ricevettero il castigo, onde li ho fatti punire? — Sire,» rispose quello, «l’hanno ricevuto con mirabile costanza, e con una rassegnazione ai voleri di Dio, che manifestava la sincerità colla quale facevano professione della religione loro, ma particolarmente con grandissimo rispetto, per vostra maestà ed una sommissione inconcepibile al loro decreto di morte. ««Noi moriano innocenti,» dicevano, «ma non ne mor-