Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/767


353

tanto vivamente dalla collera, che senza darsi tempo di finire, sguainò la scimitarra, e punì la vecchia come meritava. Corse quindi all’appartamento della regina Haiatalnefus sua madre, col biglietto in mano, e volea mostrargliolo; ma dessa non gliene diè il tempo, come nemmeno quello di parlare. — So cosa volete,» sclamò, «e siete un impertinente al par di vostro fratello Amgiad. Andatevene, e non comparitemi più davanti. —

«Assad rimase interdetto a quelle parole, alle quali non si attendeva, e che lo misero in tale trasporto, che fu sul punto di darne funesti segni; ma frenatosi, si ritirò senza replicare, per timore che non gli sfuggisse qualche cosa indegna della sua grandezza d’animo. Siccome il fratello Amgiad aveva avuto il riguardo di non dirgli nulla del biglietto ricevuto il giorno innanzi, e ch’egli, dalle parole della regina sua madre, ben comprendeva che dessa non era men colpevole della regina Badura, andò a fargli un tenero rimprovero della sua discrezione, ed unire il proprio dolore col suo.

«Le due regine, disperate di aver trovato ne’ principi una virtù che doveva farle rientrare in sè medesime, rinunziarono a tutti i sentimenti di natura, e concertarono, insieme di farli perire. Diedero ad intendere alle loro donne ch’essi avevano intrapreso di violentarle; e fattone tutte le finte con lagrime, con grida e colle maledizioni che loro scagliarono, coricaronsi nel medesimo letto, come se la resistenza, che pur finsero d’aver opposta, avessele ridotte agli estremi....

— Ma, sire,» disse qui Scheherazade, «il giorno spunta, e m’impone silenzio.» Tacque, e la notte seguente proseguì la medesima storia, dicendo al sultano delle Indie:

Mille ed una Notti. II. 23