Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/756


342


NOTTE CCXXVII


— Il vascello non fu meno felice nel portare il principe all’isola d’Ebano, che stato nol fosse nell’andarlo a prendere nella città degl’Idolatri. Benchè fosse già notte quando gettò l’ancora nel porto, il capitano non tralasciò di sbarcare subito il prigioniero e condurlo al palazzo, dove chiese d'essere presentato al re.

«La principessa Badura, ch’erasi già ritirata nel palazzo interno, non fu tosto avvertita del suo ritorno e dell’arrivo di Camaralzaman, che uscì per parlargli. Appena ebbe volto gli occhi sul principe, pel quale, dal momento della loro separazione, aveva sparse tante lagrime, subito lo riconobbe sotto il meschino suo abito; quanto al principe, che tremava davanti ad un re, come credevalo, a cui risponder doveva per un debito immaginario, non gli cadde nemmeno in pensiero che quello esser potesse la donna cui tanto ardentemente desiderava ritrovare. Se Badura seguito avesse la propria inclinazione, sarebbe corsa a lui, facendosi riconoscere coll’abbracciarlo; ma si trattenne, e credè fosse nell’interesse d’entrambi di sostenere ancor per qualche tempo il personaggio di re, prima di scoprirsi. Si contentò dunque di raccomandarlo ad un ufficiale, ch’era presente, incaricandolo di prenderne cura e trattarlo bene fino all’indomani.

«Provveduto ch’ebbe la principessa Badura a ciò che risguardava Camaralzaman, si volse al capitano, e per riconoscere l’importante servigio resole, incaricò un altro uffiziale d’andar sul momento a levare i suggelli apposti alle di lui merci ed a quelle de’ suoi mercadanti, e lo rimandò regalandolo d’un ma-