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menomamente. Da ottant’anni che mio padre è morto, io non ho fatto altro che smovere la terra di questo giardino senza averlo scoperto. È segno che vi era destinato, poichè Iddio permise che lo trovaste; esso conviene ad un principe vostro pari, piuttosto che a me, vicino come sono all’orlo della fossa, e che non ho più bisogno di nulla. Dio ve lo manda a proposito; nel momento che siete per restituirvi negli stati che vi devono appartenere, e dove ne farete buon uso. —

«Non volle il principe cedere in generosità al giardiniere, sicchè n’ebbero insieme una gran contesa: infine il giovane protestò che non avrebbene preso assolutamente nulla, se l’altro non ne ritenesse almeno una metà per sè. Il giardiniere si arrese, e si divisero quindi venticinque vasi cadauno.

«Fatta la spartizione: — Figliuol mio,» disse a Camaralzaman il giardiniere, «ciò non basta; ora si tratta d’imbarcare queste ricchezze sul vascello; e portarvele con voi segretamente acciò niuno venga a saperlo; altrimenti arrischierete di perderlo. Nell’isola d’Ebano non vi sono olive, e quelle che vengonvi recate da qui hanno grandissimo smercio. Come sapete, io ho buona provvigione di quelle che abbiam raccolte nel nostro giardino; bisogna che prendiate cinquanta vasi; che li empiate per metà di polvere d’oro, ed il resto d’olive al di sopra, e li faremo portare al vascello quando v’imbarcherete. —

«Camaralzaman seguì quel buon consiglio, ed impiegò il resto del giorno ad accomodare i cinquanta vasi; e poichè temeva di perdere ancora il talismano della principessa Badura che portava al braccio, ebbe la precauzione di metterlo in un vaso, e farvi un segno per riconoscerlo. Quand’ebbe finito di mettere i vasi in istato da potersi trasportare, vedendo calare la notte, si ritirò col giardiniere, e seco lui discorrendo, gli raccontò il combattimento de’ due