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una scala di dieci gradini. Discese subito, e quando fu abbasso, si vide in una camera di due o tre tese in quadrato, dove numerò cinquanta grandi vasi di bronzo, disposti in giro, ciascheduno col coperchio. Li scoperse tutti, un dopo l’altro, e trovò che tutti erano pieni di polvere d’oro. Uscito dalla cantina, allegro all’estremo per la scoperta di sì ricco tesoro, rimise la piastra sulla scala, e finì di atterrar l’albero, aspettando il ritorno del giardiniere.

«Aveva questi saputo il giorno precedente, che il vascello, il quale faceva ogni anno il viaggio dell’isola d’Ebano; dovea partire fra poco; ma non gli si era potuto dire il giorno preciso, riservandolo pel dì dopo. Eravi dunque andato, e tornò con un viso denotante la buona nuova, cui aveva ad annunziare a Camaralzaman. — Figliuolo,» gli disse (poichè, pel privilegio della grave sua età, soleva trattarlo così), «rallegratevi e tenetevi pronto a partire fra tre giorni: il vascello farà vela in quel dì senza alcun fallo, ed ho già trattato per l’imbarco e pel vostro passaggio col capitano.

«— Nello stato in cui sono,» rispose Camaralzaman, «non potevate annunziarmi nulla di più grato. In contraccambio, ho anch’io una cosa da parteciparvi che vi deve rallegrare. Fatemi il piacere di venire con me, e vedrete la buona fortuna che il cielo vi manda. —

«Il giovane condusse il giardiniere nel sito dove aveva sradicato l’albero, lo fe’ discendere nella cantina, e fattagli vedere la quantità di vasi pieni di polvere d’oro che vi si trovava, gli attestò il suo giubilo perchè Iddio ricompensasse finalmente le sue virtù e tutti gli stenti da lui per tanti anni patiti.

«— Come l’intendete voi?» rispose il giardiniere. «V’immaginate forse ch’io voglia appropriarmi questo tesoro? È tutto vostro, ed io non vi pretendo