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trattare pel vostro imbarco.» Il giardiniere indossò il suo più bell’abito, ed uscì.

«Quando il principe Camaralzaman si trovò solo, invece di prender parte alla pubblica gioia che regnava in tutta la città, l’inazione, in cui stava, non servì se non a richiamargli, con maggior violenza, la trista memoria della sua cara principessa. Raccolto in sè medesimo, sospirava e gemeva, passeggiando pel giardino, allorchè lo strepito, che due uccelli facevano sur un albero, l’obbligò ad alzare la testa e fermarsi.

«Vide Camaralzaman con maraviglia, che quegli uccelli battevansi crudelmente a colpi di becco, e che, pochi momenti dopo, uno de’ due cadde morto appiè dell’albero; l’uccello rimasto vincitore ripigliò il volo, e scomparve.

«Nel momento stesso, due altri uccelli più grandi, i quali avevano veduto da lontano la zuffa, giunsero da un’altra parte, calarono a mettersi uno alla testa, l’altro a’ piedi del morto, lo guardarono alcun tempo, movendo la testa in maniera dinotante il loro dolore, e scavarongli coll’unghie una fossa, nella quale lo seppellirono.

«Quando i due uccelli ebbero riempita la fossa colta terra che ne avevano levata, volarono via; ma poco dopo tornarono, tenendo col becco, uno per un’ala, l’altro per un piede, l’augello uccisore, che strillava spaventevolmente, facendo grandissimi sforzi per fuggire. Lo portarono sulla sepoltura dell’uccello, ch’esso aveva sagrificato alla sua rabbia, ed ivi immolandolo alla giusta vendetta del commesso assassinio, gli tolsero, a furia di beccate, la vita; apertogli quindi il ventre, e cavatone le viscere, lasciarono il cadavere sul luogo, e se ne andarono.

«Camaralzaman rimase compreso d’alto stupore per tutto il tempo che durò quello spettacolo sorpren-