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gno di fermarvi sopra gli occhi, sentì una vera compassione per Camaralzaman, riguardo al pericolo al quale si esponeva. Gli fece quindi maggior onore, e volle che si avvicinasse, e sedessegli accanto. — Giovane,» gli disse, «non posso credere che alla vostra età abbiate acquistata sperienza bastante per osar d’intraprendere la guarigione di mia figlia. Vorrei vi poteste riuscire; chè allora ve la darei in matrimonio senza ripugnanza non solo, ma benanco colla maggior gioia, invece che con molto cordoglio data io l’avrei a qualcuno degli altri venuti prima di voi. Ma vi dichiaro, con molto dolore, che, se fallite, la vostra gioventù; e l’aria vostra di nobiltà, non m’impediranno di farvi tagliare il capo.

«— Sire,» rispose Camaralzaman, «rendo grazie infinite alla maestà vostra dell’onore che mi fa, e della molta bontà che dimostra per uno sconosciuto. Io non sono venuto da un paese sì lontano, il cui solo nome non è forse neppur noto nei vostri stati, per non eseguire il disegno, che qui m’ha tratto. Cosa direbbesi della mia leggerezza, se abbandonassi una sì generosa impresa dopo tanti stenti e pericoli incontrati? Vostra maestà stessa non perderebbe ella la stima già concepita della mia persona? Se dovrò morire, o sire, morrò colla soddisfazione di non aver perduto questa stima dopo averla meritata. Vi supplico adunque di non lasciarmi più a lungo nell’impazienza di far conoscere la certezza dell’arte mia colla prova che m’accingo a darne. —

«Il re della China, ordinò dunque all’eunuco, custode della principessa Badura, che era presente, di condurre il principe Camaralzaman dalla principessa sua figliuola; ma prima di lasciarlo partire, gli disse, esser ancora in tempo d’abbandonare l’impresa. Non ascoltollo il principe, e seguì l’eunuco con ferma risoluzione, e piuttosto con sorprendente ardore.