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genio, «non ti rimane che a sceglierne il modo.» Il pescatore, vedendolo risoluto ad ucciderlo, n’ebbe estremo dolore, non tanto per amore di sè, quanto a cagione de’ suoi tre figliuoletti de’ quali piangeva la miseria cui sarebbero ridotti per la di lui morte. Tentò dunque ancora di pacificare il genio. — Aimè!» disse; «abbiatemi pietà, in considerazione di quello che feci per voi. — Io te l’ho già detto,» soggiunse il genio, «è appunto per ciò che sono costretto a torti la vita. — Parmi strano davvero,» disse il pescatore, «che voi vogliate render male per bene. Il proverbio insegna, che chi fa del bene a chi non n’è degno, n’è sempre mal ricompensato. Io credei finora che il proverbio mentisse, ed infatti nulla più contrasta colla ragione e coi diritti sociali; nondimeno ora io provo in crudel guisa ciò esser pur troppo vero. — Non perdiamo il tempo,» disse il genio; «tutti i tuoi ragionamenti non valgono a stornarmi dal mio proposito. Presto, dimmi in qual modo brami tu ch’io ti finisca.» La necessità rende lo spirito più sottile ed inventivo, ed il pescatore imaginò uno strattagemma. — Poichè non posso sfuggire alla morte,» disse al genio, « sia fatta la volontà di Dio. Ma prima ch’io scelga la maniera di morire, vi scongiuro pel gran nome di Dio, scolpito sul suggello del profeta Salomone, figlio di David, di rispondermi la verità ad una domanda che intendo farvi.» Quando il genio udì quello scongiuro che costringevalo a rispondere categoricamente, tremò fra sè, e disse al pescatore: — Chiedimi ciò che vuoi, ma fa presto....»
Essendosi intanto fatto giorno, Scheherazade si tacque. — Sorella,» le disse Dinarzade, «bisogna confessare che più tu parli, più mi diletti. Spero che il sultano, nostro signore, non ti farà morire prima di aver udito il fine del racconto del pesca-