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venire. Vi giuro, per la corona che dopo di me deve passare sul vostro capo, ch’io non so la minima cosa della dama, di cui mi parlate. Io non c’entro affatto, se qui n’è venuta qualcuna. Ma come avrebbe ella potuto penetrare in questa torre senza il mio consenso? Poichè, checchè abbia potuto dirvene il mio gran visir, egli non l’ha fatto se non per acchetarvi. Sarà certamente un sogno: pensateci bene, ve ne prego, e richiamate la vostra ragione.

«— Sire,» ripigliò il principe, «sarei per sempre indegno delle bontà della maestà vostra, se non prestassi fede all’assicurazione ch’ella mi dà. Ma la supplico a voler avere la pazienza d’ascoltarmi, e giudicare se quanto avrò l’onore di dirle, sia un sogno. —

«Camaralzaman raccontò allora al re suo padre in qual maniera si fosse svegliato. Gli esagerò la bellezza e le attrattive della dama ch’erasi trovata vicino, l’amore che ne aveva in un attimo concepito, e gl’inutili suoi sforzi per destarla. Nè gli nascose neppure ciò che obbligato l’aveva a svegliarsi e tornarsi ad addormentare, dopo ch’ebbe fatto il cambio del suo anello con quello della dama. Terminando infine, e presentandogli l’anello medesimo, cui si trasse dal dito: — Sire,» soggiunse, «il mio non vi è ignoto; voi l’avete veduto più volte. Dopo ciò spero vi convincerete ch’io non ho perduto altrimenti il senno, come vi fu dato ad intendere. —

«Conobbe il re Schahzaman tanto chiaramente la verità dell’avventura narratagli dal principe suo figlio, che non seppe più cosa rispondere. Anzi, fu colto da tale stupore, che rimase alcun tempo senza proferir parola.

«Il principe approfittò di questo momento. — Sire,» continuò a dirgli, «la passione che provo per quest’amabile persona, della quale conservo la preziosa immagine nel cuore, è ormai così violenta, che non