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«Il povero gran visir sopportò pazientemente tutta la collera del principe Camaralzaman per rispetto. — Eccomi,» disse fra sè, «nella stessa condizione dello schiavo: troppo felice ancora se posso, come lui, sfuggire da tanto periglio!» In mezzo alle busse che il giovane continuava a dargli: — Principe,» gridò, «vi supplico di concedermi un momento d’attenzione.» L’altro, stanco di batterlo, lo lasciò parlare.

«— Vi confesso, o principe,» disse allora il gran visir dissimulando, «esservi qualche cosa di vero in ciò che credete. Ma voi non ignorate la necessità in cui trovasi un ministro di eseguire gli ordini del re suo padrone. Se avete la bontà di permettermelo, son pronto ad andargli a dire da parte vostra quello che mi comandarete. — Ve lo permetto,» rispose il principe; «andate, e ditegli che voglio sposare la dama ch’egli mi ha mandata o condotta, e che dormi questa notte con me. Fate presto, e portatemi la risposta.» Il gran visir fece una profonda riverenza lasciandolo, e non se ne credè liberato se non quando fu fuori della torre, e n’ebbe chiusa la porta sul principe.

«Il gran visir si presentò al re Schahzaman in una tristezza che molto lo afflisse. — Ebbene,» gli domandò il monarca, «in quale stato trovaste mio figlio? — Sire,» rispose il ministro, «ciò che lo schiavo ha riportato a vostra maestà è pur troppo vero.» Gli fece quindi il racconto del colloquio avuto con Camaralzaman, dello sdegno del principe quand’egli ebbe intrapreso di mostrargli non esser possibile che la donna; della quale parlava, avesse dormito con lui, del cattivo trattamento ricevuto, e dell’astuzia, ond’erasi servito per isfuggirgli dalle mani.

«Schahzaman, molto più mortificato perchè amava sempre il principe con tenerezza, volle da sè stesso chiarirsi della verità; andò dunque a trovarlo nella torre, e seco condusse il gran visir.....