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disse, «sono dolentissimo di venir ad annunciare a vostra maestà una notizia che non può udire se non con gran dispiacere: quanto il principe vostro figliuolo dice d’una donna che ha dormito stanotte con lui, e lo stato in cui m’ha ridotto, come vostra maestà può vedere, fanno pur troppo conoscere aver egli smarrito il senno.» Fece poscia il racconto di tutto ciò che il principe Camaralzaman aveva detto, e del modo in cui avealo trattato, in termini che gli conciliarono fede.
«Il re, il quale non aspettavasi cotal nuovo argomento d’afflizione: — Ecco,» disse al primo ministro, «un incidente assai doloroso, ben diverso dalla speranza che testè mi davate. Andate, senza perder tempo, a veder voi medesimo com’è la cosa, e venite a riferirmelo. —
«Obbedì il gran visir sul momento, ed entrando nella camera del principe, lo trovò seduto e tranquillissimo, con un libro in mano, cui stava leggendo. Lo salutò, e sedutogli vicino: — Sono assai sdegnato col vostro schiavo,» gli disse, «per essere venuto a spaventare il re vostro padre colla notizia che gli ha recata.
«— Qual è codesta notizia,» rispose il principe, «che può avergli dato tanto spavento? Io ho un motivo ben maggiore di lagnarmi del mio schiavo.
«— Principe,» ripigliò il visir, «Dio non voglia che quanto egli ha riferito di voi sia vero! Il buono stato in cui vi veggo, e nel quale prego che Dio vi conservi, mi fa conoscere non esservi nulla di verace. — Forse,» replicò il principe, «ch’ei non abbia saputo farsi ben intendere. Giacchè siete venuto voi, mi permetterò di chiedere ad una persona pari vostra, che dovete saperne qualche cosa, dov’è la dama che stanotte ha dormito con me. —
«Rimase il gran visir stupito da tale domanda, e: