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NOTTE CCXVI
CONTINUAZIONE
DELLA STORIA DI CAMARALZAMAN.
— Sire,» disse, «il principe Camaralzaman, svegliandosi alla mattina, si guardò a fianco per assicurarsi se la dama da lui nella medesima notte veduta, vi fosse tuttora; e quando s’accorse che più non v’era: — L’aveva ben pensato,» disse tra sè, «che era una sorpresa, cui il re mio padre voleva farmi: mi congratulo meco stesso d’essermene avveduto.» Svegliò lo schiavo che dormiva ancora, e lo sollecitò a venirlo a vestire, senza parlargli di nulla. Lo schiavo gli portò il bacino e l’acqua; egli si lavò, e fatta la sua preghiera, prese un libro, e lesse per qualche tempo.
«Dopo i suoi ordinari esercizi, Camaralzaman chiamò lo schiavo. — Vien qua,» gli disse, «e non mentire. Dimmi in qual modo è venuta la dama, che ha dormito questa notte con me, e chi l’ha condotta.
«— Principe,» rispose lo schiavo con altissima maraviglia, «di qual dama intendete parlare? — Di quella, ti dico,» ripigliò il principe, «ch’è venuta, e fu condotta qui questa notte, ed ha dormito con me. — Principe,» tornò a dire lo schiavo, «vi giuro che non so niente. Da qual parte potrebbe mai essere entrata questa donna, se io dormo alla porta?
«— Sei un mentitore, mariuolo,» replicò il principe, «e sei d’accordo per affliggermi vie più farmi