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e se tu non vi acconsenti, mi do vinta la causa pel tuo rifiuto. —

«Danhasch, il quale era pronto ad usare a Maimona ogni altra compiacenza, ebbe appena acconsentito, che la fata battè col piede la terra; si spalancò questa, e ne uscì subito un orrido genio, gobbo, guercio e zoppo, con sei corna sulla testa, e le mani ed i piedi forcuti. Fuori che fu, la terra si ricongiunse, e quand’egli ebbe veduto Maimona, le si gettò ai piedi, e restando con un ginocchio a terra, le chiese cosa desiderasse dal suo umilissimo servo.

«— Alzatevi, Caschcasch (era questo il nome del genio),» gli diss’ella; «vi feci venir qui per esser giudice d’una controversia che ho con questo maledetto Danhasch. Gettate gli occhi su quel letto, e diteci senza parzialità chi vi sembra più bello, del giovane o della donzella. —

«Caschcasch guardò il principe e la principessa con segni d’una sorpresa ed ammirazione straordinaria, e dopo averli ben bene considerati senza potersi determinare: — Signora,» disse a Maimona, «vi confesso che v’ingannerei, e tradirei me medesimo, se vi dicessi di trovare l’uno più bello dell’altra. Più li esaminò, e più mi sembra che ciascuno possegga in grado supremo la beltà, cui hanno in retaggio, per quanto me ne possa intendere; e l’uno non ha il minimo difetto pel quale dir si possa che ceda all’altra. Se l’uno o l’altra ne ha qualcuno, non v’ha, secondo il mio parere, se non un solo mezzo per chiarirsene, ed di risvegliarli entrambi, e che quindi conveniate che quello il quale dimostrerà, col suo ardore, colla premura, ed anche col suo trasporto, maggior amore per l’altro, avrà minor bellezza in qualche cosa. —

«Piacque moltissimo il consiglio di Caschcasch tanto a Maimona quanto e Danhasch; e la fata cangia-