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giovane aveva la respirazione forte ed affannosa; e da ciò comprese che non gli restavano se non pochi momenti di esistenza. Se gli avvicinò, ed il principe gli disse: — È finita, come vedete, e sono ben contento di avervi a testimonio dell’ultimo sospiro della mia vita. La perdo con soddisfazione, e non ve ne dico la ragione; a voi è nota. Tutto il mio dispiacere è di non poter morire tra le braccia della mia cara madre, che m’ha sempre teneramente amato, e per la quale ebbi sempre il dovuto rispetto. Qual dolore sarà il suo per non aver avuta la trista consolazione di chiudermi gli occhi e seppellirmi colle proprie sue mani! Vi supplico di attestargliene l’angoscia che ne soffro; e pregatela da parte mia a far trasportare il mio cadavere a Bagdad, affinchè bagni la mia tomba colle sue lagrime, e m’assista colle sue preghiere.» Non dimenticò l’ospite, e lo ringraziò della di lui generosa accoglienza; avendogli quindi chiesto in grazia di permettere che il proprio corpo restasse in casa sua in deposito finchè venissero a levarlo, spirò....»

Cessò Scheherazade a questo passo, vedendo comparire il giorno. La notte seguente, ripigliando il racconto, disse al sultano dell’Indie:


NOTTE CCX


— Sire, il giorno dopo la morte del principe, approfittò il gioielliere della congiuntura d’una numerosa carovana che andava a Bagdad, ove si restituì con tutta sicurezza. Non fece che rientrare in casa e cangiar d’abito al suo arrivo, e si recò mosto al palazzo del defunto principe di Persia, dove tutti furono allarmati, non vedendo il giovane con lui. Pregò egli si avvertisse la madre del principe che desiderava par-