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stato in cui siamo, ed abbiamo bisogno di soccorso; ma non sappiamo a chi rivolgerci. — Se volete prendervi l’incomodo di venire a casa mia,» ripigliò quell’uomo, «vi darò volentieri tutta la possibile assistenza. —
«A quel grazioso invito, si volse il gioielliere al principe di Persia, e gli disse all’orecchio: — Quest’uomo, o principe, come ben vedete, non vi conosce, e dobbiam temere che non giunga qualcun altro, il quale vi riconosca. Non è dunque, mi sembra, da rifiutarsi la grazia che ci vuol fare. — Voi siete il padrone,» rispose il giovane, «ed io acconsento a tutto ciò che vi piacerà. —
«L’uomo, il quale vide che il gioielliere ed il principe di Persia si consultavano fra loro, immaginando che facessero difficoltà ad accettare la sua proposta, domandò qual fosse la loro risoluzione. — Eccoci pronti a seguirvi,» rispose il gioielliere; «ciò che però ne fa maggior pena si è il vederci ignudi, per cui ci vergogniamo di comparire in questo stato! — —
«Per buona fortuna, quell’uomo potè dar loro il bisognevole per coprirsi finchè li ebbe condotti a casa sua, ove appena giunti, ei fece portar loro un abito per ciascuno; e non dubitando non avessero eziandio grande necessità di mangiare, e che avrebbero desiderato di restar soli, fece pur recare parecchie vivande da una schiava. Ma essi non mangiarono quasi nulla, specialmente il principe di Persia, il quale giaceva in un languore ed in un abbattimento tale, che fecero temere assai al compagno per la sua vita.
«Li visitò il loro ospite parecchie volte nel corso del giorno, e sulla sera, sapendo che avevano d’uopo di riposo, li lasciò di buon’ora. Ma il gioielliere fu costretto in breve a chiamarlo, onde assistere alla morte del principe. Avveduto si era che il misero