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attitudine rispettosa, e dimostrando molta gioia perchè lo svenimento non avesse durato più a lungo.

«Quantunque il principe di Persia avesse ricuperato l’uso dei sensi, rimase nondimeno in tanta debolezza, che non poteva aprir bocca per parlare. Non rispondeva se non per cenni anche ai suoi parenti che lo interrogavano, e giaceva ancora in quello stato l’indomani mattina, quando il gioielliere s’accommiatò da lui. Non gli rispose il principe se non con un cenno d’occhi, e stesegli la mano; vedendo poi ch’era carico del fagotto d’argenterie restituitegli dai ladri, fe’ segno ad un servo di prenderlo, e portarglielo fino a casa.

«Il gioielliere era stato aspettato dalla sua famiglia con grande impazienza il giorno ch’erane uscito coll’uomo venuto a domandarlo, e cui non conosceva; e non dubitarono non gli fosse accaduta qualche altra faccenda peggiore della prima, allorchè fu passato il tempo in cui doveva essere di ritorno. Sua moglie, i figliuoli, i servitori, tutti stavano in somma angustia, e piangevano ancora quand’egli giunse. Estrema fu la loro gioia rivedendolo; ma si turbarono allo scorgerlo assai cangiato nel poco tempo che non lo avevano veduto. La lunga fatica del giorno precedente e la notte trascorsa in mezzo a continui terrori, e senza dormire, erano la cagione di quel cambiamento, che reso avevalo appena riconoscibile. Ora, siccome sentivasi egli pure estremamente abbattuto, rimase in casa due giorni per rimettersi, non vedendo se non qualcuno de’ suoi più intimi amici, pei quali aveva ordinato di lasciar libero l’ingresso.

«Al terzo giorno, il gioielliere, che sentivasi un po’ rimesso in forze, credette farebbegli bene l’uscire a prender aria. Andò dunque alla bottega d’un mercadante suo amico, col quale conversò a lungo; mentre alzavasi per pigliar congedo da lui e ritirarsi, vide una donna che gli faceva segno, e tosto la riconobbe per