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che prima volevano s’impegnassero con giuramento a non palesarli. Il principe di Persia, Schemselnihar ed il gioielliere li assicurarono di fidare interamente nella loro parola, ma che, giacchè lo desideravano, facevano solenne giuramento di mantener loro un’inviolabile fedeltà. E tosto i ladroni, soddisfatti della promessa, uscirono con loro.
«Strada facendo, il gioielliere, inquieto di non vedere la confidente, nè le due schiave, si accostò a Schemselnihar, e la supplicò di dirgli cosa ne fosse accaduto. — Non ne so nulla,» rispose la giovane. «Non posso dirvi se non che ci presero di casa vostra, ci fecero passar il fiume, e fummo condotti alla casa d’onde veniamo. —
«Schemselnihar ed il gioielliere non favellarono più a lungo insieme; lasciaronsi condurre dai ladri col principe, e giunti in riva al fiume, i malandrini presero un battello, s’imbarcarono con essi, e li tragittarono dall’altra parte.
«Mentre il principe di Persia, Schemselnihar ed il gioielliere sbarcavano, si udì un grande strepito della guardia a cavallo che accorreva, e che giunse nel momento in cui il battell0 erasi appena staccato dalla riva, e conduceva i ladri all’altra a tutta forza di remi.
«Il comandante del drappello chiese al principe, a Schemselnihar ed al gioielliere d’onde venissero ad ora sì tarda, e chi fossero. Siccome erano tutti colti da terrore, e d’altronde temevano di dire qualche cosa che li pregiudicasse, rimasero interdetti. Pure bisognava parlare; e fecelo il gioielliere, il quale aveva l’animo un po’ men turbato. — Signore,» rispose dunque, «posso assicurarvi in primo luogo che siamo oneste persone della città. Quelli che stanno nel battello d’onde siamo ora sbarcati, e che tornano all’altra sponda, sono ladroni che invasero la notte scorsa la casa ove ci trovavamo; la spogliarono, è ci condus-