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har sia tanto priva di ragione per esporvi al minimo pericolo, facendovi venire in casa propria, voi dal quale attende servigi sì emeriti? Riflettete anzi voi medesimo, non esservi la menoma apparenza di periglio per voi; noi siamo, la mia padrona ed io, troppo interessate in questo affare, per impegnarvi mal a proposito. Potete fidare nella mia prudenza, e lasciarvi condurre. Fatta la cosa, mi confesserete voi stesso che infondato era il vostro timore. —

«Il gioielliere si arrese alle conclusioni della confidente, e si alzò per seguirla; ma qualunque fosse la fermezza di cui naturalmente si piccava, erasi il terrore impossessato in guisa di lui, che tremava tutto. — Nello stato in cui siete,» gli disse ella, «ben reggo che val meglio ve ne restiate a casa vostra, e che Schemselnihar prenda altre misure per vedervi; e non è da dubitare, che per soddisfare alla prepotente voglia che ne ha, non venga essa medesima a trovarvi qui in persona. In tal caso, non escite, o signore; sono certa che non istarete molto a vederla arrivare.» Ben erasi apposta la confidente, la quale non ebbe appena riferito a Schemselnihar la paura del gioielliere, che questa si accinse a recarsi da lui.

«La accolse egli coi segni del maggior rispetto, e seduta che fu, siccome era un po’ stanca del percorso cammino, si scoprì, e, lasciò vedere al gioielliere una bellezza, la quale gli persuase essere il principe di Persia scusabile di aver donato il suo cuore alla favorita dei califfo. Saluto poscia il gioielliere con aria graziosa, e gli disse: — Non ho potuto sentire con qual ardore abbiate abbracciato gl’interessi del principe di Persia e miei, senza aver tosto desiderato di ringraziarvene io medesima. Rende grazie al cielo di averci sì presto indennizzati della perdita di Ebn Thaher...»

Il giorno che spuntava costrinse la sultana a pro-