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un altro lui stesso, che si offre a servirvi con altrettanto zelo, e, cosa più importante, con maggior coraggio.» Le parlai allora di voi,» continuò la schiava, «e le raccontai il motivo che vi aveva fatto andare dal principe di Persia. In fine, l’assicurai che manterreste inviolabilmente il segreto al principe ed a lei, e che eravate risoluto a favorire con tutto il poter vostro i loro amori. Mi parve molto consolata dopo il mio discorso. «Ah! qual obbligazione,» sclamò essa, «non abbiamo noi, il principe di Persia ed io, all’uomo cortese, del quale mi parlate! Voglio conoscerlo e vederlo, per sentire dalla propria sua bocca ciò che voi dite, e ringraziarlo della di lui inaudita generosità verso persone, alle quali niuna cosa l’obbliga interessarsi con tanto calore. La sua vista mi farà piacere, e nulla ommetterò per confermarlo in sì buoni sentimenti: non mancate di andarlo a prendere domani, e condurmelo.» Abbiate adunque, o signore, la bontà di accompagnarmi fino al suo palazzo. —

«Le parole della confidente posero in non poco imbarazzo il gioielliere. — La vostra padrona,» soggiuns’egli, «mi permetterà di dire che non ha pensato bene a quanto esige da me. L’accesso che Ebn Thaher aveva libero presso il califfo, gli permetteva d’entrare da per tutto, e gli ufficiali, che lo conoscevano, lo lasciavano andare e venire senza difficoltà al palazzo di Schemselnihar; ma io, come oserei entrarvi? Voi stessa ben vedete che non è possibile. Vi supplico dunque di porre sott’occhio a Schemselnihar le ragioni che devono vietarmi di darle questa soddisfazione, e tutte le dispiacevoli conseguenze che ne potrebbero derivare. Se ella vi rifletterà alquanto, non dubito non sia per trovare che sarebbe un espormi inutilmente a gravissimo pericolo. —

«Procurò la confidente di rassicurare il gioielliere. — Credete voi,» gli disse, «che Schemselni-