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RISPOSTA
DEL PRINCIPE DI PERSIA A SCHEMSELNIHAR.


«La vostra preziosa lettera produsse in me grandissimo effetto, ma non quanto avrei desiderato. Voi cercate di consolarmi della perdita di Ebn Thaher. Aimè! per quanto sensibile io vi sia, è questa la minima parte dei mali che soffro. Voi li conoscete cotesti tormenti, e già sapete la vostra sola presenza essere capace di guarirli. Quando verrà il tempo che ne potrò fruire senza tema d’esserne privo? Quanto mi par lontano! o piuttosto dovremo noi lusingarci di poterlo vedere? Voi mi comandate di conservarmi: vi obbedirò, avendo rinunziato alla mia propria volontà per non seguire che la vostra. Addio.»

«Percorsa ch’ebbe il gioielliere questa lettera, la diede alla confidente, la quale gli disse lasciandolo: — Vado, o signore, a far in modo che la mia padrona riponga in voi la stessa fiducia che aveva in Ebn Thaher. Domani avrete mie nuove.» In fatti, il giorno seguente la vide egli arrivare con un’aria che ne indicava il giubilo. — La vostra sola vista,» le disse, «mi fa conoscere che avete posto lo spirito di Schemselnihar nella disposizione che desideravate. — È vero,» rispose la confidente, «ed ora sentirete in qual guisa vi sono pervenuta. Ieri,» proseguì essa, «trovai Schemselnihar, la quale mi aspettava con impazienza: le consegnai la lettera del principe; la lesse ella colle lagrime agli occhi, e quando ebbe finito, siccome vidi che stava per abbandonarsi al suo solito cordoglio: «Signora,» le dissi, «senza dubbio la lontananza di Ebn Thaher vi affligge; ma permettetemi di scongiurarvi, in nome di Dio, a non più disperarvi su questo argomento. Abbiamo trovato