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l’ispirò questo in ondato sospetto; e voi dovete scusarla, come io la scuso. —
«Continuarono ancora qualche tempo i loro discorsi, e deliberando insieme sui mezzi più convenienti per mantenere la corrispondenza del principe con Schemselnihar, accordaronsi in questo, che bisognava cominciare dal disingannare la confidente, sì ingiustamente prevenuta contro il gioielliere; ed il principe s’incaricò di trarla d’errore, la prima volta che la rivedesse, pregandola poscia a volgersi a lui quando avesse lettere da portare, o qualche altra cosa da dirgli da parte della sua padrona. In fatti, convennero che colei non dovesse comparire sì spesso in casa del principe, potendo così dar luogo a scoprire ciò ch’era tanto importante di tener occulto. In fine, il gioielliere si alzò, e pregato nuovamente il principe di Persia ad aver intiera fiducia in lui, si ritirò...»
L’apparir del giorno impose silenzio a Scheherazade. La notte seguente disse al sultano delle Indie:
NOTTE CCI
— Sire, il gioielliere, ritirandosi a casa, trovò per via una lettera perduta da qualcuno. La raccolse, e siccome non era sigillata, l’aprì, e la lesse concepita in questi termini:
L E T T E R A
DI SCHEMSELNIHAR AL PRINCIPE DI PERSIA
«Ho saputo dalla mia confidente una notizia, la quale mi reca non minore afflizione che voi ne