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fece conoscere che vi trovavate. Da parte mia, principe, vi confesso che fui tocco da pietà per voi; vengo perciò ad offrirvi i miei servigi; e se mi fate la grazia di aggradirli, io m’impegno di mantenervi la medesima fedeltà di Ebn Thaher. Vi prometto d’altronde maggior fermezza: son pronto a sagrificarvi l’onore e la mia vita; ed affinchè non dobbiate dubitare della mia sincerità, giuro per quello che v’ha di più sacro nella nostra religione, di custodire inviolabile il segreto. Persuadetevi dunque, o principe, di trovare in me l’amico che avete perduto.» Cotale discorso rassicurò il principe, e lo confortò dell’allontanamento di Ebn Thaher. — Ben mi consolo,» disse al gioielliere, «di trovare in voi di che riparare alla perdita da me fatta, e mi mancano le espressioni per dimostrarvi l’obbligazione che ve ne ho. Prego Dio di ricompensare la vostra generosità, ed accetto di cuore l’offerta che mi fate. Credereste,» continuò poi, «che la confidente di Schemselnihar mi ha poco stante parlato di voi? Essa mi disse che foste voi a consigliare ad Ebn Thaher di allontanarsi da Bagdad. Sono le ultime parole che mi disse lasciandomi, e me ne parve assai persuasa. Ma non vi si fa giustizia, e non dubito ch’ella non s’inganni, dopo tutto quello che mi diceste. — Principe,» rispose il gioielliere, «io ebbi l’onore di farvi un racconto fedele del colloquio avuto con Ebn Thaher. Vero è che quando mi dichiarò di volersi ritirare a Balsora, io non m’opposi al suo disegno, dicendogli che agiva da uomo saggio e prudente; ma ciò non v’impedisca di riporre in me la vostra fiducia; son pronto a prestarvi i miei servigi con tutto l’immaginabile ardore. So pensate altrimenti, ciò non mi stoglierà dal mantenervi religiosamente il segreto, come mi c’impegno con solenne giuramento. — V’ho già detto,» ripigliò il principe, «che non prestava fede alle parole della confidente. Fu il suo zelo che