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«A tal discorso, accomodato dal gioielliere al soggetto per meglio giungere a’ propri fini, il principe di Persia cambiò colore, e guardò l’altro con una ciera che gli fe’ conoscere quanto fosse afflitto da quella nuova. — Ciò che mi dite,» rispos’egli, «mi sorprende assai, nè può accadermi più dolorosa sciagura. Sì,» sclamò poi colle lagrime agli occhi, «se le vostre parole sono vere, la è finita per me! Ebn Thaher, il quale era tutta la mia consolazione, in cui io riponeva tutte le mie speranze, m’abbandona! Non posso più pensar a vivere dopo un colpo sì crudele. —

«Il gioielliere non ebbe bisogno d’udirne di più per convincersi appieno della violenta passione del principe di Persia, di cui parlato avevagli Ebn Thaher. La semplice amicizia non parla tal linguaggio; l’amore solo è capace di generare sì vivi sentimenti.

«Rimase il principe alcuni istanti immerso nei più tristi pensieri; alfine alzò la testa, e volgendosi ad uno schiavo: — Andate,» gli disse, «a casa di Ebn Thaher, parlate con qualcuno de’ suoi servi, e sentite se è vero che sia partito per Balsora. Correte, e tornate subito a riferirmi quanto avrete potuto sapere.» Mentre aspettavano il ritorno del messo, cercò il gioielliere d’intertenere il principe di cose indifferenti; ma questi gli prestò quasi nessuna attenzione, in preda com’era ad un’inquietudine mortale. Ora non poteva persuadersi che Ebn Thaher fosse partito, e talora non ne dubitava, riflettendo ai discorsi tenutigli da quel confidente l’ultima volta ch’era stato a trovarlo, ed al far brusco, con cui avevalo lasciato.

«Finalmente giunse lo schiavo del principe, e riferì d’aver parlato con un servo d’Ebn Thaher, il quale avevalo assicurato che questi più non era a Bagdad, essendo da due giorni partito alla volta di Balsora. — Mentre usciva dalla casa di Ebn Thaher,»