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sia, la pregò di fermarsi un momento nell’anticamera ad aspettarlo. Appena l’ebbe il principe veduto, gli chiese con premura quali notizie recasse. — La migliore che possiate udire,» gli rispose Ebn Thaher; «vi si ama con egual passione onde voi amate. La confidente di Schemselnihar è qui in anticamera: vi porta una lettera per parte della sua padrona, ed aspetta i vostri ordini per entrare. — Entri subito,» gridò il principe con trasporto d’allegrezza. Ciò dicendo, si pose a sedere sul letto per riceverla.

«Essendo i servi del principe usciti dalla stanza al vedere Ebn Thaher, onde lasciarlo solo col loro padrone, andò questi ad aprire in persona la porta, ed introdusse la confidente, cui il principe tosto riconobbe, e ricevette con molta cortesia. — Signore,» gli diss’ella, «so tutti i mali da voi sofferti dopo ch’io ebbi l’onore di guidarvi al battello, che vi attendeva per ricondurvi a casa, ma spero che questa lettera contribuirà alla vostra guarigione.» A tali parole gli presentò la lettera. La prese egli, e baciatala più volte, l’aprì, e lesse quanto segue:


L E T T E R A


DI SCHEMSELNIHAR AL PRINCIPE DI PERSIA ALI’ EBN BECAR.

«La persona che vi consegnerà questa lettera, potrà darvi mie notizie assai meglio di me medesima, non riconoscendomi io più dal momento che ho cessato di vedervi. Privata della vostra presenza, cerco d’illudermi conversando con voi mediante queste mal vergate linee, collo stesso piacere, come se avessi il bene di parlarvi.