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«e per ripigliarne il filo soggiungerò che il vecchio, il quale conduceva i due cani neri, proseguendo a raccontare la sua storia al genio, agli altri due vecchi ed al mercante, così prese a dire: «In fine, dopo due mesi di navigazione, noi toccammo felicemente ad un porto ove, appena sbarcati, spacciammo in breve tutte le nostre mercanzie. Io specialmente vendei le mie con tanto utile, che vi guadagnai il dieci per uno. Allora comperammo alcune merci del paese per portarle con noi e negoziarle nel nostro.

«Mentre stavamo per imbarcarci, trovai sulla riva una signora di leggiadre forme, ma poveramente vestita. Ella mi s’accostò, baciommi la mano, e mi pregò con reiterate istanze di prenderla in moglie ed imbarcarla con me. Mi opposi alle sue preghiere, ma ella s’adoperò tanto bene onde persuadermi a non badare alla sua miseria, e promettermi una condotta irriprensibile, che alla fine mi lasciai smuovere. La vestii decorosamente, e sposatala con tutta regola, c’imbarcammo, e tosto spiegammo le vele.

«Durante la navigazione, trovai tante buone qualità in mia moglie, che il mio amore andò ogni di più crescendo. Intanto i miei due fratelli, i quali non erano stati al par di me fortunati nel traffico, gelosi della mia prosperità, e spinti da grande invidia, che col tempo degenerò in vero furore, finirono col cospirare contro la mia vita; ed una notte, mentre mia moglie ed io eravamo immersi in placido sonno, ci gettarono in mare.

«Mia moglie era una fata, e quindi un genio, talchè potete immaginarvi ch’essa non si annegò. Quanto a me, sarei morto di certo senza il suo soccorso: ma appena caduto nell’acqua, ella sollevommi e mi trasportò in un’isola. Sorta l’alba, mi disse: — Voi vedete, marito mio, che salvandovi la vita, io non v’ho mal ricompensato del benefizio che mi faceste. Sappiate adun-