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ra, non c’è tempo da perdere; cominciano ad arrivare gli eunuchi, e sapete che fra poco comparirà il califfo. — Oh cielo, quanto è crudele questa separazione!» sclamò la favorita. «Presto,» disse poi alla confidente, «conduceteli entrambi nella galleria che guarda sul giardino da un lato, e dall’altro sul Tigri, e quando la notte spargerà sulla terra la tenebria sua maggiore, fateli uscire dalla porta, affinchè se ne vadano in sicurezza.» A tali detti, abbracciò teneramente il principe di Persia, senza potergli dire una sola parola, ed andò incontro al calmo nel disordine ch’è facile immaginarsi.

«Frattanto, la schiava confidente condusse il principe ed Ebn Thaher alla galleria indicata da Schemselnihar; e quando li ebbe colà introdotti, ve li lasciò, e ne chiuse, ritirandosi, la porta, dopo averli ripetutamente assicurati che non avevano nulla a temere, e che quando ne fosse tempo, sarebbe venuta a farli uscire.»


NOTTE CXCI


— Sire,» prosegui l’indomani Scheherazade, «essendosi la schiava confidente di Schemselnihar ritirata, il principe di Persia ed Ebn Thaher dimenticarono le di lei assicurazioni ch’essi non avevano nulla a temere; messisi ad esaminare tutta la galleria, furono colti da estremo terrore, quando s’avvidero non esservi una sola uscita onde fuggire nel caso che il califfo od alcuno de’ suoi ufficiali si avvisassero di là inoltrarsi.

«Un grande chiarore che videro d’improvviso traverso le gelosie dalla parte del giardino, li costrinse ad avvicinarsi per vedere d’onde provenisse. Era