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sito del suo viaggio. — Non me lo domandate,» risposemi, «basta il vedermi per tutto comprendere. Sarebbe un rinnovare la mia afflizione il volervi raccontare partitamente tutte le disgrazie accadutemi da un anno a questa parte, e che mi ridussero nello stato in cui mi scorgete.» Allora feci chiudere sull’istante la bottega, e messa da parte ogni altra cura, lo condussi al bagno, e gli diedi i più begli abiti della mia guardaroba. Consultai quindi i registri, e trovando che i miei fondi eransi raddoppiati, vale a dire ch’io possedeva duemila zecchini, gliene donai la metà. — Con questi, fratello,» gli dissi, «voi potrete dimenticare le fatte perdite.» Egli accettò con gioia i mille zecchini, coi quali riordinò i suoi affari, e noi vivemmo insieme come per lo passato.

«Poco tempo dopo il secondo mio fratello, che è l’altro di questi due cani, volle anch’esso vendere i suoi fondi. Io ed il fratello maggiore facemmo ogni sforzo per distoglierlo dal suo proposito, ma non ne fummo capaci. Ei li vendè, e col denaro ricavatone, comperò alcune merci atte al traffico forestiero che voleva intraprendere. Egli tornò dopo un anno nel medesimo stato del fratello maggiore. Io lo feci vestire, e trovato di nuovo un guadagno di mille zecchini sul mio capitale, glieli donai. Con essi riaprì bottega, e continuò ad esercitare la sua professione.

«Un giorno, entrambi i fratelii vennero a trovarmi, e mi proposero di fare un viaggio e trafficare in loro compagnia. Sulle prime ricusai dicendo: — Voi avete viaggiato, e qual frutto ne ricavaste? chi mi assicura di essere più fortunato di voi?» Indarno essi affannaronsi a pormi sott’occhio tutto ciò che lor parve opportuno per affascinarmi ed indurmi a tentar la fortuna; io rifiutai d’entrar a parte del loro disegno. Se non che essi m’importunarono tanto, che dopo aver resistito costantemente per cinque anni alle