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tati da ciascuna, e si disposero vicino al trono da una parte e dall’altra.

«Tutte queste cose tenevano il principe di Persia ed Ebn Thaher occupati in un’attenzione tanto maggiore, in quanto che erano curiosi di sapere come andrebbero a finire. Da ultimo videro comparire dalla medesima porta, d’onde erano venute le dieci negre che avevano portato il trono d’argento, e le venti altre allor entrate, dieci altre donne belle del paro e ben vestite, le quali si fermarono alcuni momenti, aspettando la favorita, la quale, fattasi finalmente vedere, si pose in mezzo ad esse....»

Qui Scheherazade, vedendo l’alba, tacque, e proseguì in tal guisa la notte seguente:


NOTTE CLXXXVIII


— Schemselnihar si pose dunque in mezzo alle dieci donne che l’aspettavano alla porta, ed era facile distinguerla tanto per la statura e l’aria maestosa, quanto da una specie di mantello, di stoffa leggerissima, oro e cilestre, cui portava attaccato alle spalle, sopra al vestito, ch’era il più bello e magnifico che si potesse immaginare. Le perle, i diamanti ed i rubini che servivano d’ornamento non v’erano profusi confusamente; il tutto era in picciol numero, ma scelto con gusto e d’inestimabil valore. S’inoltrò essa con una maestà che mal non rappresentava il sole nel suo corso in mezzo alle nubi che ne ricevono la luce senza celarne lo splendore, e venne a sedere sul trono d’argento per lei apparecchiato.

«Appena il principe di Persia vide Schemselnihar, non ebbe più occhi se non per lei. — Non si domanda più notizia di ciò che si cercava,» diss'egli ad Ebn