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passo del racconto! — È tua colpa,» rispose Scheherazade; «dovevi risvegliarmi più presto. — Ti prometto,» soggiunse Dinarzade, «d’essere domani più diligente.»


NOTTE CLXXXVII


Dinarzade non mantenne esattamente la promessa fatta alla sorella di destarla più di buon’ora, e la notte era assai inoltrata, quando Scheherazade, volgendo la parola al sultano suo sposo, ripigliò il corso del racconto, ch’ella continuò le notti seguenti nella solita maniera:

— Sire, il principe di Persia ed Ebn Thaher fermaronsi molto tempo ad esaminare quella grande magnificenza, prorompendo in mille esclamazioni ad ogni cosa che li colpiva, per dimostrare la propria sorpresa ed ammirazione, specialmente il principe di Persia, il quale fin allora non aveva mai veduto nulla di paragonabile. Ebn Thaher, benchè fosse altre volte entrato in quel bel luogo, non cessava di notarvi bellezze che gli sembravano affatto nuove. Insomma, non si stancavano d’ammirare tante singolarità, e n’erano ancora piacevolmente occupati, quando videro una schiera di donne vestite con isfarzo, seduto al di fuori ed a qualche distanza dal bell’edificio, ciascuna sur un sedile di legno di platano delle Indie, adorno di filo d’argento a scompartimenti, con uno strumento di musica in mano, le quali non aspettavano che un solo cenno per cominciar le sinfonie.

«Andarono entrambi a mettersi all’ingresso da cui potevano vederle in faccia, e guardando a destra, videro un ampio cortile, circondato da bellissimi appartamenti, dal quale per vari gradini salivasi al