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con giustizia,» interruppe il principe, «essendo più bella del sole in un giorno senza nubi. È vero,» replicò Ebn Thaher; «laonde il Commendatore dei credenti l’ama, o per meglio dire l’adora. Egli mi ha espressamente comandato di somministrarle tutto quello ch’ella potrebbe chiedermi, e prevenire anzi, per quanto mi sarà possibile, ogni suo desiderio. —

«Gli parlava in tal guisa per impedirgli d’impegnarsi in un amore, il quale esser non poteva se non infelice; ma ciò non servì invece che a viepiù infiammarlo. — Ben dubitava; vezzosa Schemselnihar,» sclamò egli, «che non mi sarebbe permesso d’innalzare fino a te i miei pensieri. Sento però, sebbene senza speranza di venire da voi riamato, che non è in mio potere di cessar d’amarvi. Vi amerò dunque, e benedirò la sorte di essere schiavo del più leggiadro oggetto che il sole rischiari. —

«Mentre il principe di Persia consacrava così il suo cuore alla bella Schemselnihar, questa dama, tornando a casa, pensava ai mezzi di vedere il principe ed intertenersi con lui in libertà. Appena fu dunque rientrata nel suo palazzo, mandò ad Ebn Thaher quella delle sue donne che gli aveva mostrata, e ch’era sua confidente; per dirgli di venir da lei senza dilazione, col principe di Persia. Giunse la schiava alla bottega di Ebn Thaher nel mentre ch’egli parlava ancora col principe, e sforzavasi a dissuaderlo colle più forti ragioni dall’amare la favorita del califfo. — Signori,» disse loro colei, vedendoli insieme, «l‘onorevole mia padrona Schemselnihar; la prima favorita del Commendatore de’ credenti, vi prega di venire al suo palazzo, dov’ella vi aspetta.» Ebn Thaher, per dimostrare la propria obbedienza, si alzò subito senza risponder nulla alla schiava, e si accinse a seguirla, ma con certa qual ripugnanza. Il principe, invece, la seguì senza riflettere al pericolo che correva in