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non mi aspettava. Io aveva creduto il gobbo assolutamente morto. — Tale sorpresa mi fa piacere,» disse Schahriar, «del pari che le avventure dei fratelli del barbiere. — Mi ha molto divertita anche la storia del giovine zoppo di Bagdad,» ripigliò Dinarzade. — Ne ho gran piacere, mia cara sorella,» soggiunse la sultana; «e poichè ebbi il bene di non annoiare il sultano, nostro signore e padrone, se sua maestà mi facesse ancora la grazia di conservarmi in vita, avrò domani l’onore di raccontarle la storia degli amori di Abulhassan Alì Ehn Becar e di Schemselnihar, favorita del califfo Aaron-al-Raschid, che, non meno della storia del gobbo, è degna della sua attenzione e della vostra.» Il sultano delle Indie, contentissimo delle cose onde divertito lo aveva sin allora Scheherazade, si lasciò vincere dal piacere di udire anche la storia ch’essa prometteva.

Si alzò dunque per far la preghiera e presiedere il consiglio, senza però nulla dimostrare alla sultana della sua buona volontà.


NOTTE CLXXXV


Dinarzade non mancò di risvegliare la sultana all’ora solita.

— Mia cara sorella,» le disse, «tra poco comparirà il giorno; vi supplico intanto di raccontarci qualcuna delle piacevoli storie che sapete. — Non occorre cercarne altre,» disse Schahriar, «fuor di quella degli amori di Abulhassan Alì Ebn Becar e di Schemselnihar, la favorita del califfo Aaron al-Raschid. — Sire,» disse Scheherazade, «eccomi ad appagare la vostra curiosità.» E nello stesso tempo cominciò in tal modo: