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il rispetto a voi dovuto; talchè, vi prego di nuovo a dispensarmi dal ber vino; mi contenterò di pura acqua. — No, no,» disse il Barmecida, «berete vino.» E nello stesso tempo comandò di recarne: ma il vino non fu più reale delle vivande e dei frutti. Finse di versarsi da bere, e tracannare pel primo; poi, facendo finta di mescere a mio fratello e presentargli il bicchiere: — Bevete alla mia salute,» gli disse; «sentiamo un po’ se trovate buono questo vino.» Finse mio fratello di prendere il bicchiere, di osservarlo dappresso per vedere se il colore del vino fosse bello, ed accostarselo al naso per giudicare se grato ne fosse l’odore; indi fece un profondo inchino di testa al Barmecida, per dimostrargli che prendeva la libertà di bere alla di lui salute, e finalmente fece le viste di tracannare con tutte le dimostrazioni d’un uomo che beva con piacere. — Signore,» diss’egli poi, «trovo squisito questo vino; ma parmi non abbia molta forza. — Se ne desiderate di più forte,» rispose il Barmecida, «non avete che a parlare; ne ho in cantina parecchie qualità. Guardate se siete contento di questo.» A tali parole, fece mostra di versar da bere prima per sè e poi per mio fratello. E fecelo tante volte, che Schacabac, fingendosi riscaldato dal liquore, contraffece l’ubbriaco, alzò la mano, e percosse sulla testa il Barmecida con tale violenza che lo buttò per terra. Voleva anzi continuare a batterlo; ma il Barmecida, avanzando la mano per evitare i colpi, gridò: — Siete pazzo?» Allora mio fratello, trattenendosi, gli disse: — Signore, aveste la bontà di ricevere il vostro schiavo, e dargli un magnifico pranzo: dovevate contentarvi di avermi fatto mangiare; non bisognava farmi ber vino: ve lo aveva pur detto che avrei potuto mancarvi di rispetto. Me ne spiace infinitamente, e vi chieggo mille perdoni. —
«Appena ebbe finite simili parole; il Barmecida, invece di adirarsi, proruppe in una grande risata.