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le frutta.» Aspetto un momento, quasi per dar tempo ai servi di sparecchiare; poi, ripigliando la parola: «Gustate di queste mandorle,» proseguì; «sono buone e colte di fresco.» Fecero ambedue lo stesso atto come se avessero sgusciate le mandorle per mangiarle. Quindi il Barmecida, invitando mio fratello a prendere altre cose: — Ecco,» gli disse, «ogni sorta di frutti, dolci, confetture, conserve. Scegliete ciò che più vi piace.» Poi, allungando la mano, quasi a presentargli qualche cosa: — Pigliate,» continuò, «eccovi un confetto eccellente per aiutare la digestione.» Schacabac finse di prendere e mangiare. — Signore,» gli disse, «il muschio non vi manca. — Questa specie di confetti si fanno in casa mia,» rispose il Barmeeida, «ed in questo, come in tutto il resto che vi si fa, non voglio risparmi.» Eccitò di nuovo mio fratello a mangiare. — Per un’uomo,» gli disse, «che era ancor digiuno quando veniste qui, mi pare che non abbiate mangiato niente. — Signore,» rispose mio fratello, cui dolevano le mascelle a forza di masticare a vuoto, e vi assicuro che sono tanto pieno, da non poter mangiare un sol boccone di più.

«— Ospite mio,» ripigliò il Barmecida, «dopo avere sì ben mangiato, bisogna ancora che beviamo (1). Voi bevete vino? — Signore,» rispose mio fratello, «non berò vino, se non vi spiace, essendomi ciò proibito. — Siete troppo scrupoloso,» replicò il Barmecida; «fate come me. — Ne berò dunque per compiacenza,» soggiunse Schahabac; «a quanto veggo, voi non volete che manchi nulla al vostro banchetto. Ma siccome non sono avvezzo a ber vino, temo di commettere qualche fallo contro la buona creanza, ed anche contro

  1. Gli Orientali ed i Maomettani in ispecie, non bevono se non dopo il pasto.