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cose da lui fatte trasportare a casa, pregò il giudice di lasciargliene almeno una parte, in compenso delle cinquecento pezze d’oro a lui rubate.

«Il giudice, astenendosi da qualunque promessa, mandò alcuni de’ suoi sgherri alla casa di mio fratello, per levarne tutto ciò che vi si trovasse; e quando gli fu riferito che non vi restava più nulla, e che tutto era stato riposto nelle sue guardarobe, comandò tosto a mio fratello di uscire dalla città, e non tornarvi più sotto pena della vita, temendo che, se vi restasse, non andasse a lagnarsi della sua ingiustizia al califfo. Alnaschar obbedì all’ordine senza mormorare, ed uscito dalla città per rifuggirsi in un’altra, incontrò per istrada alcuni malandrini, che lo spogliarono di tutto e lo lasciarono nudo come la mano. Appena ebbi saputa la trista notizia, presi un abito, ed andato a trovarlo dov’era, lo consolai il meglio che potei, e lo ricondussi poi segretamente in città, ove ne presi cura come degli altri miei fratelli.

STORIA

DEL SESTO FRATELLO DEL BARBIERE.


«Or non mi resta più che a raccontarvi la storia del mio sesto fratello, chiamato Schacabac dalle labbra tagliate. Aveva egli da prima avuto l’industria di far fruttare le cento dramme d’argento, lasciategli in eredità da nostro padre; ma un rovescio di fortuna lo ridusse alla necessità di mendicare la vita; e in ciò sapeva adoperarsi con molta destrezza, studiando soprattutto di procurarsi l’ingresso nelle case signorili, a mezzo degli ufficiali e de‘ servi, onde giungere liberamente ai padroni ed invocarne la pietà.