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porta venti uomini del giudice di polizia, che, impadronitisi di lui, gli dissero: — Venite con noi; il nostro padrone vi vuol parlare.» Li pregò mio fratello di aspettare un momento, ed offrì molti denari perchè lo lasciassero fuggire, ma invece di ascoltarlo, legatolo, lo costrinsero ad andar con loro. Incontrarono per istrada un vecchio amico di mio fratello, il quale li fermò, ed informatosi per qual ragione lo conducessero via, propose loro anche una grossa somma per rilasciarlo in libertà, e riferire al giudice di polizia di non averlo trovato; ma nulla potè ottenere da essi, ed Alnaschar fu condotto dal giudice...»
Scheherazade cessò di parlare, notando ch’era giorno. La notte seguente ripigliò il filo della sua narrazione, e disse al sultano delle Indie:
NOTTE CLXXX
— «Sire,» proseguì il barbiere, «quando le guardie ebbero condotto mio fratello davanti al giudice di polizia, questo magistrato gli disse: — Vi domando ove avete preso tutti i mobili che ieri faceste portare a casa vostra? — Signore,» rispose Alnaschar, «io son pronto a dirvi la verità, ma permettetemi prima di ricorrere alla vostra clemenza, e supplicarvi a darmi parola che non mi sarà fatto nulla. — Ve la do.» soggiunse il giudice. Allora mio fratello gli manifestò senza finzioni quanto gli era accaduto, e tutto quello che fatto aveva dopo che la vecchia era stata a dire in casa sua la preghiera, fino al momento che non trovò più la giovane dama nella camera, in cui l’aveva lasciata dopo aver ucciso il negro, la schiava greca e la vecchia. Riguardo alle