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se non a due condizioni. La prima, che voi me l’accorderete in isposo; il secondo, che mi sarà lecito punire la persona che lo trasformò in tal guisa. — Circa al primo patto,» le dissi, «io l’accetto di tutto cuore, anzi vi prometto di donarvi molti beni per voi in particolare, indipendentemente da quelli che destino a mio figlio. Insomma, vedrete come saprò ricompensare il grande servigio che da voi attendo. Circa al patto che risguarda mia moglie, anche questo accetto. Una donna che fu capace di commettere azione sì rea, merita in vero d’essere castigata ed io ve l’abbandono, acciò ne facciate quanto più v’aggrada. Solo vi prego di non torle la vita. — Or via,» replicò essa, «io la tratterò nel modo stesso ond’ella trattò il figliuol vostro. — Acconsento,» diss’io, «ma anzi tutto restituitemi il figlio.

«Allora la giovanetta pigliò un vaso pieno d’acqua, pronunciò su di esso alcune parole ch’io non compresi, e voltasi all’animale, — O vitello,» gli disse, «se tu fosti creato dall’Onnipotente e sovrano signore del mondo quale or sembri, rimanti sotto tal forma; ma se tu sei uomo, e fosti cambiato in vitello per incantesimo, riprendi il tuo naturale aspetto con permissione del sovrano Creatore.» Sì dicendo, versò l’acqua sopra di lui, e tosto egli riassunse l’antica forma.

«— Figlio, mio caro figlio!» sclamai tosto, abbracciandolo con un trasporto che non seppi reprimere; «fu Iddio che ci mandò questa fanciulla per distruggere l’orribile sortilegio dal quale eri avvinto, e vendicarti del male recato a te ed a tua madre. Io non voglio dubitare che la gratitudine non ti consigli a prenderla in moglie, siccome io già ne diedi parola.» Egli acconsentì con gioia; ma prima di sposarsi, la fanciulla cambiò mia moglie in una cerva, ed è questa che voi qui vedete desiderai ch’ella as-