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gli disse di aspettare un momento, che andava a chiamare suo figlio. Il preteso figlio comparve in breve sotto la forma del brutto schiavo negro. — Maledetta vecchia,» disse costui a mio fratello, «alzati, e seguimi.» Dicendo tali parole, camminò innanzi per condurlo al luogo, in cui intendeva trucidarlo; Alnaschar, alzatosi, lo seguì, e traendo di sotto dalla veste la sciabola, gli menò un fendente sul collo con tal destrezza, che recisogli il capo. Lo prese lesto con una mano, e coll’altra trascinò il cadavere fino al sotterraneo, ove lo gettò colla testa. La schiava greca, accostumata a quel giuoco, comparve poco dopo col suo bacile pieno di sale, ma quando vide Alnaschar colla scimitarra sguainata, senza il velo, col quale coperto si era il viso, lasciò cadere il bacile e fuggì: ma mio fratello, correndo più veloce di lei, la raggiunse, e le spiccò il capo dal busto. Accorse allo strepito l’iniqua vecchia, ed egli, afferrandola prima che avesse il tempo di fuggire: — Perfida!» gridò; «mi riconosci? — Aimè, signore,» rispose colei tremando, «chi siete? Non mi ricordo d‘avervi mai veduto. — Sono,» soggiunse, «quello nella cui casa tu entrasti l’altro giorno per lavarti e fare la tua preghiera d’ipocrita: te ne rammenti?» Allora si pose colei in ginocchio per domandar mercè; ma egli la tagliò a pezzi.
«Non restava più che la giovine dama, la quale non sapeva nulla di quanto era accaduto in casa sua. Egli andò a cercarla, e la trovò in una camera, ove poco mancò non isvenisse quando lo vide comparire. Essa gli chiese la vita, ed Alnaschar ebbe la generosità di accordargliela. — Signora,» le disse, «come mai potete stare con gente sì scellerata come quella, di cui mi sono testè giustamente vendicato? — Io era,» gli rispose colei, «moglie d’un onesto mercante, e quella maledetta vecchia, della quale non conosceva la perfidia, mi veniva qualche volta a trovare. ««Signora,»