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di aprire, chiese chi fosse, e conosciuto dalla voce ch’era una donna, corse ad aprire. — Figliuolo,» gli disse quella, «sono a chiedervi una grazia: ecco il tempo della preghiera; vorrei lavarmi per essere in grado di farla. Lasciatemi, di grazia, entrare in casa vostra, e datemi un vaso d’acqua.» Mio fratello guardò la donna, e vedendo ch’era già molto avanzata negli anni, benchè non la conoscesse, non tralasciò di concederle quanto domandava. Le diede un vaso d’acqua, poi tornò al suo posto, e sempre occupato dell’ultima avventura, riposò il suo oro in una specie di borsa lunga e stretta da portar appesa alla cintura. La vecchia, intanto, fece la sua preghiera, e quando l‘ebbe finita, venne da mio fratello, si prosternò due volte battendo colla fronte la terra, quasi avesse voluto pregar Dio; poi, rialzatasi, gli augurò ogni sorta di beni...»

L’aurora, che cominciava a sorgere, obbligò Scheherazade a fermarsi. La notte seguente ripigliò essa così il suo racconto, facendo sempre parlare il barbiere:


NOTTE CLXXVIII


— «La vecchia augurò a mio fratello ogni sorta di fortune, lo ringraziò della sua cortesia; e siccome era poveramente vestita, e molto umiliavasi a lui davanti, credett’egli che volesse cercargli l’elemosina, e le presentò due monete d’oro. La vecchia arretrò alcuni passi con gran sorpresa, come se mio fratello fatto le avesse una grave ingiuria. — Gran Dio!» sclamò ella; «che vuol dir ciò? Sarebbe mai possibile, signore, che mi prendeste per una di quelle miserabili, le quali fanno professione di entrare sfacciatamente in