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discorsi, ed io mi darò il piacere di non guardar mia moglie se non dopo essermi lasciato pregare e sollecitare con tante istanze e sì a lungo come la prima volta. Comincerò, fin dal primo giorno delle nozze, ad insegnarle in qual modo intendo contenermi con lei pel resto della sua vita....»

Scheherazade tacque a queste parole, vedendo albeggiare. Ripigliata quindi all’indomani la continuazione del suo discorso, disse al sultano delle Indie:


NOTTE CLXXVII


— Sire, il barbiere ciarlone proseguì di tal modo la storia del suo quinto fratello:

«— Dopo le cerimonie delle nozze,» continuò Alnaschar, «prenderò dalle mani d’uno de’ miei servi, che mi sarà vicino, una borsa di cinquecento pezze d’oro che darò alle acconciatrici, affinchè mi lascino solo colla sposa; quando se ne saranno andate, essa si coricherà per la prima. Mi coricherò poi a lei vicino, volgendole la schiena, e passerò la notte senza dirle una sola parola. All’indomani, non mancherà ella di lagnarsi a sua madre, moglie del gran visir, de’ miei disprezzi e del mio orgoglio, ed io ne’ gongolerò di gioia; sua madre verrà allora a trovarmi e mi bacerà, con rispetto la mano, dicendo: — Signore (perchè non oserà chiamarmi genero, per paura di spiacermi parlando con tanta famigliarità), vi supplico di non isdegnare di guardar mia figlia ed avvicinarvi a lei; vi assicuro ch’essa non cerca se non di piacervi, e che vi ama con tutta l’anima.» Ma mia suocera avrà bel parlare: io non le risponderò sillaba, e starò fermo nella mia gravità. Allora la donna si genera a’ miei piedi, me li bacerà più volte, e